L’Uomo della Provvidenza aspetta. Aspetta che i partiti e i politici italiani facciano bella mostra di sé di fronte ai loro elettori. Aspetta che, finito questo teatrino meta-elettorale, tirino fuori dalle tasche il Manuale Cencelli e si spartiscano i posti disponibili. Aspetta di incassare la fiducia dei parlamentari più o meno attenti a conservare il posto fino alla scadenza della legislatura.
Aspetta tranquillo e riservato, nel suo buen retiro di campagna, senza usare i social, come già si compiacciono di ricordare gli opinionisti e i media più allineati.
Io direi, invece, che aspetta sornione, e che se la ride sotto i baffi. Perché Lui sa chi tira le fila degli equilibri di bilancio e del debito pubblico, chi gestisce i mercati finanziari e del credito, chi sostiene gli sviluppi di scienza e tecnologia, chi pianifica le dinamiche industriali e di mercato, chi decide le politiche sanitarie, assistenziali e previdenziali, chi crea l’informazione e la cultura, chi (s)muove l’opinione pubblica e la cosiddetta società civile, chi controlla la realtà.
E sa, l’Uomo venuto dallo Spazio, che chi fa tutto ciò non coincide esattamente con i partiti e con la politica italiani.
Proprio vero che la vita è uno stato mentale (non ci credete? rivedetevi “Oltre il giardino – Being There” del 1979, di Hal Ashby, con Peter Sellers e Shirley MacLaine).