Mentre in Italia si affogano nel buonismo le mille contraddizioni e le mille opacità di una pandemia che perdura da più di un anno in barba a scienziati da salotto e a politici inviati dalla Provvidenza, in Belgio, senza tante ipocrisie, la polizia interviene per calpestare – letteralmente – i diritti dei “manifestanti anti-Covid”, o almeno di coloro che in questo modo vengono dipinti dai media.
Così, se in Italia la televisione fa precedere la diretta della Via Crucis da patetiche scenette apologetiche delle vittime del Covid, dei parenti tutti martiri, dei medici tutti eroi e dei giornalisti tutti santi, in Belgio la televisione manda in onda l’impressionante sequenza della carica della polizia a cavallo e della donna – ovviamente “negazionista” – travolta dai centauri in uniforme nel Bois de la Cambre di Bruxelles, che le passano sopra schierati in parata.
Questa scena mi ha fatto pensare ai moti di Milano del maggio 1898, quelli, per intenderci, repressi nel sangue (83 morti) dal famigerato generale Bava Beccaris, cui il Governo di Umberto I aveva dato carta bianca per reprimere le proteste di piazza (e va appena ricordato che il popolo, nella Milano di fine Ottocento, protestava solo contro l’aumento del prezzo del pane).
Le tonanti cannonate con cui Bava Beccaris disperse la folla milanese non servirono a Umberto I a conservare il proprio regno, visto che, due anni dopo la strage, nel luglio 1900, il Re, appena cinquantaseienne, morì sotto le più modeste rivoltellate del famoso “anarchico” Bresci, che affermò di avere agito proprio per vendicare i morti di Milano.
Per inciso, Bava Beccaris invocò – letteralmente – lo squartamento del Bresci e, poco prima di morire ultranovantenne nel proprio letto, fu tra i generali che consigliarono al figlio di Umberto I, e cioè a Vittorio Emanuele III, di affidare il Governo dell’Italia liberale a Benito Mussolini, protagonista della Marcia su Roma.
Un po’ come per il conduttore televisivo delle patetiche scenette apologetiche di cui sopra, che qualche giorno fa ha invocato – letteralmente – la radiazione dall’ordine professionale di un medico colpevole di avere messo in discussione l’efficacia del vaccino.
Preludio – c’è bisogno di dirlo? – al ritorno dell’olio di ricino e del manganello cui Bava Beccaris ha aperto la strada 120 anni fa e di cui l’Italia, pare, non riesca proprio a liberarsi.