Ludwig Wittgenstein riteneva che l’arte avesse molto da insegnare agli uomini.
Dalla sua riflessione, in cui etica e senso della vita appaiono intimamente connessi, emerge un certo modo di osservare il mondo: sub specie aeternitatis, dal punto di vista dell’eternità.
Gli uomini e le donne di oggi passano le giornate guardando il mondo con un certo distacco e una certa passività, immersi come sono nello scorrere della vita. Un po’ come ci accadeva da bambini in occasione di certe gite ai musei: opere d’arte e capolavori ci guardavano, e ci parlavano, ma noi eravamo troppo presi dalla gita per accorgercene.
Allo stesso modo, oggi, ignoriamo quotidianamente quella grande installazione in cui viviamo e che si chiama mondo.
L’arte, però, può farci percepire quanto ci ostiniamo a ignorare.
Un quadro, una scultura, una fotografia, un’opera teatrale, un film, un romanzo, una poesia possono attribuire ai fatti del mondo nuovi significati, possono farli apparire, ai nostri occhi, originali e diversi.
Guardare il mondo dal punto di vista della bellezza, e dell’eternità, è come trovarsi di fronte a un’opera d’arte e avvertire improvvisamente un preciso cambiamento nel nostro modo di vedere le cose, che ci fa capire come ciò che stiamo osservando è sempre stato lì, ma che ora lo guardiamo in modo diverso: un modo nuovo che genera una diversa disposizione verso la vita, che non è più lotta e sopraffazione e potere, oppure rinuncia e sottomissione, ma al contrario integrazione e armonia, essere parte del tutto.
Come quando i bambini si rendono conto con stupore, per la prima volta, della bellezza del mondo.
Se, come dice Wittgenstein, il bello è ciò che rende felici, non sarebbe male se la politica italiana uscisse dalla condizione permanente di gita all’interno dei meravigliosi palazzi dove abita e si fermasse a contemplare una sola delle opere d’arte in essi contenute: se facesse ciò, se riuscisse a guardare le cose dal punto di vista della bellezza, e dell’eternità, ecco che la nostra società potrebbe avere finalmente una chance.