La stima incondizionata che io e Woody Allen nutriamo da sempre per la categoria degli psicologi ha rischiato di incrinarsi da quando ho appreso (Woody non credo ci abbia fatto caso) che il Ministero della Salute (etcì! scusate!) ha istituito un “Tavolo sul benessere individuale e collettivo” incaricato di adottare, entro l’estate, e quindi subito, un documento che valorizzi il ruolo della categoria nell’ambito del Servizio sanitario nazionale.
Proposto dal Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, il Tavolo in questione dovrebbe incontrare, secondo i suoi sponsor, una forma di legittimazione più o meno plausibile in due provvedimenti normativi ancillari ai più noti decreti che hanno caratterizzato la grande truffa conosciuta come “gestione” del Covid.
Il riferimento è alla legge n. 126/2020, secondo cui: “Al fine … di garantire il benessere psicologico individuale e collettivo in considerazione della crisi psico-sociale determinata dall’eccezionale situazione causata dall’epidemia da SARS-COV-2, il Ministero della salute … emana le linee d’indirizzo finalizzate all’adozione … di un protocollo uniforme sull’intero territorio nazionale che definisca le buone pratiche di salute mentale di comunità e per la tutela delle fragilità psico-sociali”; nonché alla legge n. 176/2020, secondo cui: “Al fine di garantire la salute e il benessere psicologico individuale e collettivo nell’eccezionale situazione causata dall’epidemia da COVID-19 e di assicurare le prestazioni psicologiche, anche domiciliari, ai cittadini … le aziende sanitarie e gli altri enti del Servizio sanitario nazionale possono organizzare l’attività degli psicologi in un’unica funzione aziendale”.
Così, mentre i paladini dell’informazione imparziale e obiettiva che il mondo intero ci invidia (scusate: volevo dire i soliti giornalisti cialtroni) già lodano il presidente degli psicologi che conciona di “valorizzare la professione”, di “attuare il diritto alla salute anche attraverso la promozione del benessere psicologico” e di altre amenità del genere, il Tavolo si è rimboccato le maniche e si è messo al lavoro per produrre un primo documento intitolato “Linee di indirizzo per il benessere psicologico individuale e collettivo e le buone pratiche per le fragilità psicosociali”.
È ovvio che a sentir parlare di “benessere psicologico collettivo” uno dovrebbe scappare a gambe levate, tenuto conto dell’interesse che per questa espressione nutriva un noto professionista di altri tempi, tale Goebbels. Ma c’è di più: tanta attenzione al ruolo degli psicologi fa scopa con tutta una serie di elementi strettamente interconnessi, quali:
– il famoso “bonus psicologico”, che nelle intenzioni del governo dovrebbe essere giusto un campioncino gratuito di “psicoshampoo” in grado di indurre l’italiano medio a familiarizzare col lettino dell’analista, accelerando così il processo di psichiatrizzazione degli italiani in atto da tempo;
– la graduale e progressiva, ma erronea, identificazione della psicologia (scienza che studia il comportamento) con la scienza del controllo del comportamento attraverso l’uso indiscriminato di diagnosi psichiatriche e neuropsicologiche;
– incentivare il conseguente, costante aumento delle prescrizioni e del consumo di psicofarmaci, di cui fa uso abituale circa il 20% degli italiani adulti, percentuale cui si stanno rapidamente avvicinando bambini e adolescenti;
– la diffusione sempre più estesa delle controverse tecniche di Applied Behavioral Analysis (ABA) anche da parte degli insegnanti scolastici per arginare i disturbi del comportamento dei bambini, con specifico riferimento ai disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), ai disturbi da decifit dell’attenzione e iperattività (ADHD) e alla pretesa epidemia di disturbi dello spettro autistico;
– l’incondizionato e pervasivo ricorso alla psicologia comportamentale, base teorica di quell’economia comportamentale fondata sulle “spinte gentili” (vi ricordate l’inizio della campagna vaccinale?), nonché sull’uso premiale del Green Pass, e finalizzata a un solo risultato: l’instaurazione del neo-paternalismo di stampo totalitario mediante l’eliminazione di ogni pensiero critico.
Potrebbe non essere un caso, quindi, che il Ministro della Salute (etcì!, scusate!) abbia reagito così malamente alla notizia della sentenza del Tribunale di Firenze che ha riammesso all’esercizio della professione proprio una psicologa sospesa perché – che scandalo! – non vaccinata. C’è da capirlo, poveretto: nella sua ottica è come se il comandante di un campo di concentramento, anziché seviziarli, intrattenesse i prigionieri su concetti quali libertà e rispetto dei diritti umani.
Anzi che non gli è venuto un coccolone. Ma la speranza, si sa, è dura a morire.