Certo che, se per statista si intende un uomo che pensa, parla e opera per il bene del proprio stato e del proprio popolo, non si può negare che Putin sia un grande statista.
Nel suo discorso alla nazione russa del 30 settembre scorso, che ho seguito tradotto in italiano, Putin ha ricordato molte cose interessanti a chi lo ascoltava.
Anzitutto che il diritto all’autodeterminazione dei popoli, sancito dalla Carta dell’ONU, si esercita anche con i referendum con cui le popolazione delle regioni di Doneck, Lugansk, Cherson e Zaporižžja hanno scelto di unirsi alla Russia, piaccia o meno all’Occidente e in particolare a quell’organizzazione delle cosiddette nazioni unite, l’ONU, che da anni non alza un dito per difendere l’autonomia del Tibet o dell’ex Sahara occidentale spagnolo, solo per fare un paio di esempi.
In secondo luogo che le corporazioni finanziarie multinazionali, spingendo l’Unione europea a rinunciare all’energia e alle altre risorse russe, stanno provocando la deindustrializzazione dell’Europa e lo smantellamento dei mercati europei, allo scopo di impadronirsene.
In terzo luogo che, con l’inverno alle porte, i popoli europei non si scalderanno e non si sfameranno con la capitalizzazione finanziaria dei social network o le bolle speculative che tanto piacciono a Wall Street.
In quarto luogo che le élite finanziarie, e i governi ad esse asserviti, non vogliono trovare una soluzione alle crisi alimentare ed energetica perché altrimenti dovrebbero ammettere che queste crisi sono il risultato pianificato delle loro strategie di soggiogamento dei popoli occidentali.
In quinto luogo che la decadenza culturale dell’Occidente si spinge fino alla negazione dell’uomo e alla sovversione della morale e della ragione comune, come dimostra in alcuni Paesi europei l’indottrinamento dei bambini su temi quali la “riassegnazione” del sesso.
E infine che, se i governi occidentali davvero non capiscono tutto questo, o non vi pongono rimedio, allora vuol dire che stanno tradendo i loro popoli per trasformarli in folle di schiavi senza anima.
Tutto questo e altro ancora ha detto Putin, il quale ha fornito anche una spiegazione a quel curioso fenomeno di allucinazione collettiva che affligge soprattutto gli italiani, secondo cui l’Unione europea sarebbe fonte di pace, benessere e prosperità: spiegazione riassumibile nel concetto secondo cui – e non me ne voglia il presidente russo per la mia banalizzazione del suo pensiero – più grossa è la fregnaccia, più facilmente le si dà credito.