Come diceva Gustav Le Bon “le masse non hanno mai avuto sete di verità. Chi può fornire loro illusioni diviene facilmente il loro comandante”.
Le parole del sociologo francese ben si prestano a spiegare l’inerzia di chi, messo di fronte alle prove evidenti della truffa subita, le ignora volontariamente e nasconde la testa sotto la sabbia, continuando a giustificare l’accaduto secondo la retorica dell’emergenza e del whatever it takes.
E di prove che il Covid sia stata una truffa di portata planetaria ce ne sono sempre di più: dalla plateale ammissione dei vertici Pfizer circa l’assoluta mancanza di prove scientifiche in merito all’efficacia del cosiddetto vaccino; allo scambio di sms con cui la presidente della Commissione europea e il CEO di Pfizer hanno negoziato l’acquisto di 1,8 miliardi di dosi del vaccino medesimo; al silenzio assordante di chi (scienziati, giornalisti, politici, massime cariche dello Stato, addirittura il Papa!), dopo avere sostenuto a spada tratta l’affidabilità di un farmaco ancora sperimentale, si è visto smentito pubblicamente.
Un celebre esperimento di psicologia sociale (Asch, 1956) mette in luce come un individuo può essere indotto da altri a dubitare della propria capacità di percezione di un fatto oggettivo e a omologarsi al giudizio della “maggioranza deviante”. Questo meccanismo di condizionamento sociale ha funzionato perfettamente durante la cosiddetta pandemia: e buona parte del suo successo va attribuito all’azione dei media che – alimentando la diffidenza nei confronti di coloro che resistevano al ricatto vaccinale – hanno soffiato sul fuoco dell’odio e della divisione sociale.
Chissà se un giorno qualcuno pagherà per tutto ciò. Chissà se, scardinando quell’Europa mercantilista e globalista che sfrutta la rassegnazione dei popoli e delle istituzioni succubi delle élite finanziarie transnazionali, non sia possibile riportare alla luce del sole gli uomini incatenati nella caverna, che pensavano di scoprire la realtà mentre guardavano le ombre che altri proiettavano alle loro spalle.
A questo fine occorre dire NO alle proposte di pacificazione nazionale post-Covid. Non può esserci pacificazione né perdono con chi e per chi ha pronunciato, o ha permesso che fossero pronunciate, frasi come queste:
-“Non ti vaccini, ti ammali, muori” (Mario Draghi, presidente del consiglio);
– “Ai No Vax: vi renderemo la vita difficile” (Pierpaolo Sileri, sottosegretario al Ministero della salute);
-“Escludiamo chi non si vaccina dalla vita civile” (Stefano Feltri, giornalista);
– “Vanno perseguiti come si fa con i mafiosi” (Matteo Bassetti, infettivologo);
– “Vorrei che il virus gli mangi gli organi e li riduca in poltiglia verde” (Selvaggia Lucarelli, influencer);
-“Penso che lo Stato prima o poi dovrà prendere per il collo alcune persone per farle vaccinare” (Lucia Annunziata, giornalista);
-“Prego Dio affinché i non vaccinati si infettino tra loro e muoiano velocemente” (Giovanni Spano, giornalista);
– “I riders dovrebbero sputare nel loro cibo” (David Parenzo, giornalista);
– ”La soluzione è una sola: campo di concentramento. Fosse per me costruirei anche due camere a gas” (Marianna Rubino, cardiologo);
-”Campi di sterminio per chi non si vaccina” (Giuseppe Gigantino, medico).
NO alla pacificazione nazionale post-Covid. NO agli incontri buonisti che certi Atenei e certi docenti universitari stanno già organizzando per favorire il “civile e aperto” (sic!) confronto tra torturati e torturatori. NO al “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato”.
NO all’inciucio.
Altrimenti, la prossima volta che nostri aguzzini torneranno alla carica, ci divoreranno in un sol boccone.