E` ormai certo che la città di Bologna introdurrà a partire dalla prossima estate il limite di velocità di 30 km all’ora nell’area urbana. E affinché i cittadini non pensino di poter spingere impunemente sull’acceleratore, la normativa in questione ha anche previsto uno stanziamento di 14 milioni di euro (dicasi: 14 milioni!) per l’acquisto di autovelox.
Non proprio bruscolini, soprattutto se si pensa che una cifra simile viene impegnata per assicurare l’ottemperanza di una norma che appare semplicemente demenziale a tutti quelli che, almeno una volta nella vita, sono stati costretti ad andare a 30 km all’ora in città.
Costoro, immagino, concorderanno con me nell’affermare che, dopo appena una manciata di secondi a passo di lumaca, si viene assaliti da una furia incontenibile accompagnata dall’impulso irrefrenabile di schiacciare a tavoletta l’acceleratore e mandare affanculo il mondo intero: primi tra tutti gli amministratori che hanno concepito l’abominevole norma in questione. E mi limito appena a ricordare alcuni classici del cinema di tensione, come Un giorno di ordinaria follia del 1993 o Il giorno sbagliato del 2020, dove i protagonisti vanno letteralmente fuori di testa, trasformandosi in orchi assetati di sangue, proprio perché rimasti imbottigliati nel traffico cittadino.
La giustificazione addotta dalle autorità – ridurre il numero di incidenti – non appare verosimile per giustificare una norma così vessatoria per il cittadino/automobilista.
E allora? Come sempre, dietro alla narrazione ufficiale si nasconde ben altro disegno. Se davvero la norma entrerà in vigore, il solito cittadino sfigato che non conta una cippa – non certamente il politico locale che viaggia sull’auto blu fregandosene di qualsiasi limite di velocità, moderna versione del Marchese del Grillo – si renderà ben presto conto dell’assoluto non-sense di muoversi con una automobile a 30 km all’ora e finirà per trovarsi a fronteggiare i due corni di un amletico dilemma: impazzire o smettere di usare la macchina. Che arriverà inesorabilmente a vendere, se intende continuare a vivere in città.
Ed ecco che così, come per incanto, sarà stato raggiunto un altro degli obiettivi pianificati da quella simpatica associazione di galantuomini che risponde al nome di World Economic Forum (WEF), che ancora recentemente ribadiva un messaggio a dir poco singolare: ossia che entro il 2030 la maggior parte della popolazione dei Paesi (una volta) industrializzati “non possiederà nulla e sarà felice” (e, per restare all’esempio citato, il cosiddetto car-sharing va nella stessa direzione).
Che si tratti di un messaggio singolare va da sé. Ma ancora più singolare è stata la reazione dei cittadini bolognesi all’annuncio del nuovo limite di velocità: invece che scendere in piazza e prendere “a secchiate di merda” – per dirla alla Gaber – gli amministratori locali, i “felsinei” hanno supinamente accettato l’ennesima vessazione, dimostrando in questo modo di eccellere nella pratica dell’appecoronamento: pratica, del resto, elevata a regola di vita da gran parte degli italiani nel corso del recente affaire Covid.
E, si sa, chi pecora si fa, il lupo se la mangia.
Per parte nostra, ci stiamo attrezzando. Non per abbandonare l’auto, ma la città. Per trasferirci sui monti. Fra i lupi veri. Quelli ci spaventano meno, ma molto meno, dei lupi di hobbesiana memoria.