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L’Alzheimer demo-liberal

Se qualcuno aveva dubbi in proposito, si tranquillizzi: è ormai scientificamente provato che l’impoverimento del lessico causa decadimenti cognitivi.

Al riduzionismo lessicale – quale concausa di un processo di rincoglionimento generalizzato non imprevedibile e forse non inatteso – aggiungerei le strategie semantiche tanto care alle offensive demo-liberal, alcune delle quali in piena espansione, anche geografica: l’ONU ha recentemente accusato l’Australia di avere violato i diritti umani dei soggetti che cercano di entrare illegalmente nel territorio nazionale, soggetti che l’Australia trasferisce da oltre vent’anni in centri ad hoc allestiti in alcuni Paesi vicini (Nauru, Papua Nuova Guinea). Ogni riferimento ad altri casi simili e prossimi alla nostra realtà è superfluo, valendo semmai la pena di rilevare come l’ONU indulga nel definire i soggetti in questione “migranti” o “richiedenti asilo”, anziché “irregolari” o “clandestini”.

Vittime predilette di questo come di tanti altri trappoloni semantico-lessicali sono naturalmente i più giovani, che non leggono più e che, per comunicare, utilizzano prevalentemente i social media: pare, infatti, che chi ha una istruzione medio-alta (e in genere è più âgée) usi circa 50.000 degli oltre 2.000.000 di parole della lingua italiana, mentre la maggior parte delle persone, giovani compresi, ne usa solo 1.500.

Se ciò vuol dire che d’ora in avanti non potremo più urlare “vecchio rincoglionito” all’indirizzo di chi, nel traffico, guida come una lumaca tremebonda (vecchio forse, rincoglionito non è detto), è invece innegabile che questa notizia conferma il monito lanciato nel 1989, alla vigilia della caduta del muro di Berlino, da un regista italiano alla ricerca dell’ideologia di sinistra: “chi parla male, pensa male e vive male“. E’ ovvio, infatti, che tra le conseguenze (o le cause?) dell’incapacità di parlare correttamente rientra la difficoltà di elaborare pensieri complessi e articolati, per non dire critici, la tendenza a uniformarsi alle opinioni di maggioranza e, in ultima analisi, la propensione a rinunciare a far valere i propri diritti.

Ma per fortuna c’è qualcuno che non si arrende: il primo multato d’Italia per il nuovo Codice della strada, cui avevano sospeso la patente di guida per 4 anni a causa del tasso alcolemico superiore al 2%, ha vinto il ricorso in opposizione di fronte al Giudice di pace, sostenendo che non era ubriaco: soffriva solo di dissenteria.

Furbo, no? Chissà quanti anni ha e per chi vota.