Mica è caduto un governo qualsiasi. E’ caduto il governo del Nonno al Servizio delle Istituzioni, dell’Uomo della Provvidenza, dell’Unto dal Signore: roba da strapparsi i capelli, stracciarsi le vesti e inginocchiarsi sui ceci.
Invece sembra che non gliene freghi niente a nessuno. Il Presidente della Repubblica ha sciolto le camere con un aplomb che neanche Cary Grant in “Notorius”, i partiti già pensano alle elezioni e, cosa ancora più stupefacente, la Borsa ha retto alla grande. Ma come? Il Garante del Mondo Come Lo Volete (o Come Ve Lo Dipingo) cade, e nessuno scende in piazza per invocare un po’ di quel sano neo-paternalismo che tanto si adatta a questi tempi di terrore e di incertezza? Che fine hanno fatto l’Unione Europea, le multinazionali, i mercati finanziari, Big Pharma, le demo-pluto-crazie, le banche d’affari in mano alle solite famiglie dai soliti cognomi, le massonerie, ecc. ecc.? Roba da matti.
Una ragione di questa simpatica anomalia potrebbe essere costituita dal fatto che, in realtà, gattopardescamente, non è cambiato nulla. In sella a un governo incaricato del disbrigo degli affari correnti (e mai il termine affari è stato più azzeccato) resta sempre lui, l’Ineffabile Essere Supremo: e quindi tutte le questioni più importanti restano saldamente ancorate in mani sicure. Se poi, invece, non fosse possibile disbrigare nel modo più accorto nomine, aiuti, fondi PNRR e chi più ne ha più metta, vorrà dire che il futuro governo e il futuro parlamento nasceranno sotto i peggiori auspici, e tanto peggio per loro: perché, per essere chiari e diretti, dopo la Grecia è ormai giunto il momento di far fallire anche l’Italia. Un esempio? La trappola del cosiddetto Superbonus 110% che sta per scattare sulla testa degli italiani e che inevitabilmente comporterà la svendita di una parte del patrimonio immobiliare del Paese.
In secondo luogo, considerati i tempi tecnici, ci sono più possibilità che il mio cane cominci a parlare (e ci sono giorni in cui quasi ci riesce) di quante ne abbiano la miriade di associazioni, movimenti, comitati e commissioni di coagularsi in un soggetto politico in grado di fare, non dico paura, ma almeno il solletico ai partiti veri, e in particolare a quel partito italiano che si ritrova sempre e comunque al governo anche quando non vince le elezioni (ma si sa, la classe non è acqua). Il che vuol dire che le elezioni del 25 settembre prossimo saranno gestite dal solito e autoperpetuantesi circo partitico-politico-mediatico, con buona pace di quanti in questi mesi hanno visto calpestare i propri diritti e le proprie libertà e speravano nella riscossa della cosiddetta società civile. A meno che, come auspica qualcuno, l’80% degli italiani non si presenti alle urne per annullare la scheda con la classica fetta di salame e la scritta “E mo’ magnateve pure questa”.
In ogni caso, chiunque vinca, il nostro futuro è già stato deciso dall’OMS che, proprio ieri (ma è solo una coincidenza), ha definito il vaiolo delle scimmie una “emergenza sanitaria globale”.
Daje, se riparte!