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Cibo terapeutico

Rintronati da attrici più o meno conosciute, agghindate come la Madonna dei sette veli più o meno colorati e misteriosi, gli italiani si affrettano a comprare bustine di cibo terapeutico da regalare per Natale ai destinatari per eccellenza del buonismo solidarista, e cioè gli affamati bambini africani.

Soffocando a stento altre considerazioni, non posso fare a meno di pormi almeno le seguenti domande: 1) Cosa diavolo c’è dentro quelle bustine? 2) Chi le produce? 3) E quanto costano?

La risposta alla prima domanda la dà direttamente il sito dell’UNICEF: e, siccome la risposta è “una miracolosa pasta di arachidi”, alzo le mani di fronte al miracolo e smetto di chiedermi se i bambini africani siano intolleranti, o meno, alle arachidi.

La risposta alla seconda domanda è più difficile, ma se partiamo dal presupposto che, per quanto miracolose, sempre di simpatiche nocelle si tratta, occorre prendere atto che quasi il 40% della produzione mondiale di arachidi è in mano alla Cina e che, nella lista dei principali produttori di spagnolette. figura solo un (1!) Paese africano.

Rispondere alla terza domanda è quasi impossibile per ovvie ragioni. Qualche informazione, tuttavia, la ricavo ancora dal sito dell’UNICEF, da cui apprendo che: 1) 24 bustine costano 9 euro; 2) 54 bustine costano 20 euro; 136 bustine costano 50 euro. Ed è stupefacente constatare che il costo unitario per bustina aumenta con l’incremento del contributo buonista e solidale: 2,6 euro nel primo caso, 2,7 euro nel secondo, 2,72 euro nel terzo.

Sarà uno scherzo di Natale.