No, in effetti, anche se le Chiese dovessero riaprire dal 18 maggio 2020, di comunioni se ne dovrebbero fare poche. Ma, visto che alla Santa Messa i fedeli saranno ammessi a scaglioni, c’è da chiedersi chi per primo avrà diritto a riallacciare liturgicamente i rapporti con il Padreterno, magari su prenotazione, e se tutti indosseranno i guanti prima di scambiarsi il segno di pace.
Scherzi a parte, neanche si fa in tempo ad inaugurare la fase 2 ed ecco che viene fuori, tra le mille e una polemica di un Paese che è letteralmente drogato di politica, una cura che sembra efficace, quella che utilizza il plasma dei guariti.
Certo che queste coincidenze ti danno da pensare. E allora pensi che siamo stati blindati in casa per due mesi di fila, che ogni cinque minuti ci siamo lavati ossessivamente le mani come e meglio di un chirurgo prima di una operazione a cuore aperto, che abbiamo abbandonato a se stesse, fuori dalla porta di casa, le scarpe con cui eravamo andati a fare la spesa, che abbiamo dovuto fare a turno per portare a spasso il cane e godere di cinque minuti d’aria, che abbiamo ingoiato il rospo della limitazione delle libertà personali decisa per decreto da un governo che non rappresenta nemmeno la volontà elettorale e, soprattutto, che pur di tornare alla “normalità” ci siamo già piegati alla più macroscopica delle violazioni della privacy, quella costituita dalla “tracciabilità” dei nostri futuri spostamenti.
E allora pensi anche che tutto ciò non l’avremmo accettato né tollerato se non ci avessero rintronato ogni giorno con un linguaggio mediatico da trincea, se non ci avessero terrorizzato ogni sera con bollettini di guerra pieni di morti e di contagiati, se non ci avessero detto che, se ci ammalavamo, ci avrebbero portati in un ospedale dove non avremmo più avuto nemmeno il conforto di un figlio, di un fratello, di un parente, se, in altre parole, non ce la fossimo fatta sotto per la paura.
E allora pensi anche che la paura che abbiamo provato – costantemente alimentata, insufflata, ingigantita dai media – è veramente servita a qualcuno e a qualcosa. A cosa e a chi? Vogliamo dire alla filiera della biomedicina, pensando al consenso politico e al successo economico di cui godrà d’ora in avanti il partito dei farmaci e dei vaccini? Per non parlare della possibilità, per le multinazionali del settore, di invocare a gran voce lo svolgimento di test e screening di massa, che a sua volta dischiuderanno lucrose prospettive di gestione e di utilizzo dei dati genetici così ottenuti.
Oppure vogliamo dire che la nostra paura è servita alla filiera delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, pensando alla diffusione – di fatto obbligatoria – dello “smart-working” e di future modalità di lavoro (e di vita) che, non è difficile immaginare, si riveleranno escludenti, e non includenti. Per non parlare della tracciabilità di cui sopra, che ricorda i peggiori incubi distopici descritti nei romanzi di Isaac Asimov.
Brrr, che paura.
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