Il conflitto in Ucraina permette al Governo della Provvidenza (Tecnica) di cogliere due piccioni con una fava.
Il primo piccione è quello della proroga sine die degli stati emergenziali, che iniziano a sovrapporsi e a confondersi nella mente degli italiani: Covid, protezione civile all’estero, accoglienza dei rifugiati e poi ancora umanitario, bellico in senso stretto e chi più ne ha più ne metta, rincorrendo la straordinaria fantasia di un Governo che, ormai, fa quello che vuole, senza incontrare ostacoli di sorta sul proprio cammino.
Ma quale sarà il secondo piccione, direte voi? Semplice: il mantenimento dello status quo politico-parlamentare, visto che l’unico caso in cui la Costituzione ammette la proroga della durata delle Camere è, appunto, lo stato di guerra. A norma dell’art. 60 della Costituzione, infatti, “La durata di ciascuna Camera non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra”.
La guerra ora c’è e, come abbiamo imparato in questi due anni, al momento opportuno sarà questione di un attimo fare un bel decretino-legge, che stavolta sarà convertito in legge nell’interesse stesso delle Camere.
Con buona pace del diritto di voto, di cui gli italiani hanno dimenticato – come per tanti altri diritti – di essere titolari.