Se la Meloni si decidesse a indicare Letta come vice presidente del “Coniglio dei Ministri”, oltre a fare cosa gradita all’Unione europea, toglierebbe dall’imbarazzo milioni di italiani geneticamente predisposti – o storicamente rassegnati – all’inciucio politico.
Una mossa del genere, inoltre, avrebbe l’indubbio merito di agevolare e giustificare, agli occhi dell’establishment italiano e delle lobby europee, la scelta di un governo composto prevalentemente da ministri “tecnici”, ossia da soggetti cresciuti e pasciuti all’ombra di consigli di amministrazione ed executive board multinazionali: dove, più che lo sfoggio di tessere di partito, si richiede fiuto per gli affari “trasversali”, dall’energia alle reti infrastrutturali, dai trasporti all’ambiente.
Un approccio, quello trasversale, di cui la politica italiana è in fondo maestra, come sa bene chiunque conosca l’esistenza del “partito del cemento” che per decenni ha devastato, e ancora oggi devasta, le periferie metropolitane e le campagne d’Italia con il consenso unanime (appunto: trasversale) di giunte e consigli comunali di qualsiasi colore politico.
Pertanto, presidiate le cariche istituzionali di facciata con alcuni esponenti più o meno rodati della fantomatica “destra” italiana, c’è da scommettere che si aprirà la caccia ai ministri più presentabili e graditi alle istituzioni internazionali e ai governi liberisti, globalisti, atlantisti e transumanisti.
Dio, che noia, che barba.