Già il fatto che siano esistite versioni discordanti su quale fosse il piano dell’Hotel Eden di Roma da cui si buttò (se veramente si buttò) Raimondo Lanza di Trabia, la dice lunga sul suo presunto suicidio. Ma a leggere il libro dedicato alla vita del principe siciliano, che era stato agente del Servizio informazioni militari durante la seconda guerra mondiale[1], ci si rende conto che quella morte, di per sé inaspettata e singolare, si inserisce di diritto nella fittissima trama dei misteri dell’Italia repubblicana, che va dal Referendum istituzionale a Portella della Ginestra, da Gladio a Piazza Fontana, dal Golpe Borghese a Piazza della Loggia, dall’Italicus al caso Moro, dalla strage di Bologna a Ustica, dall’attentato al Rapido 904 alla P2, allo IOR e ancora a tanti, tanti altri.
Misteri più o meno noti, che ruotano intorno agli stessi protagonisti e alle stesse trame, eppure mai del tutto chiariti. Come mai chiarita è stata la morte di Lanza di Trabia, che potrebbe intrecciarsi con quelle di Enrico Mattei e di Pier Paolo Pasolini. Vediamo come.
E’ un fatto che in Italia, fino ai primi anni Sessanta, la produzione di energia elettrica era assicurata da oltre 1.200 imprese locali che utilizzavano, con una sostenibilità ante litteram, le risorse idrogeologiche offerte dal territorio nazionale. E’ un fatto che nell’ottobre 1962 sia stato ucciso nel primo attentato aereo d’Italia Enrico Mattei, pervicace assertore dell’autonomia energetica nazionale (ricordate la “parabola del gattino”?) e grande avversario delle Sette Sorelle, le major del petrolio. Ancora, è un fatto che solo dopo la morte di Mattei sia stato istituito l’ENEL (dicembre 1962) e che proprio talune scelte strategiche del nuovo Ente – unitamente al disastro del Vajont, avvenuto nell’ottobre 1963 – abbiano definitivamente scoraggiato la valorizzazione delle risorse idrogeologiche nazionali. Ed è un fatto che, oggi, l’Italia importi energia elettrica prodotta all’estero utilizzando fonti energetiche non rinnovabili, principalmente il petrolio.
E’ difficile negare le correlazioni esistenti tra questi fatti, che lasciano ragionevolmente supporre come l’attentato a Mattei, la creazione dell’ENEL e la tragedia del Vajont, in quest’ordine, siano serviti a preparare il terreno alla “colonizzazione” energetica dell’Italia, che oggi rappresenta solo una delle tante facce della globalizzazione tecnologica, industriale, commerciale e finanziaria di cui il nostro Paese è vittima, più o meno acquiescente. Ma nonostante le innegabili correlazioni tra i fatti ricordati, ci sarà sempre qualcuno che – vuoi per ignoranza, vuoi per pavidità, vuoi per collusione – riterrà la teoria sopra esposta alla stregua di un complotto e liquiderà i suoi sostenitori come volgari complottisti.
Per gli ignoranti, i pavidi e i collusi non può che essere un complotto anche la ricostruzione contenuta nel libro dedicato a Lanza di Trabia, secondo cui quest’ultimo sarebbe stato ucciso alla vigilia della decisione di dismettere alcune attività imprenditoriali famigliari (le miniere di zolfo, per la cui liquidazione sarà in seguito creato ad hoc l’Ente minerario siciliano e si metteranno in moto circuiti clientelari e dinamiche di stampo mafioso) per entrare nel business del petrolio, grazie anche ai rapporti con la famiglia imperiale persiana.
E che fosse il momento giusto per entrare nel business dl petrolio è confermato dal fatto che il principe siciliano morì a distanza di appena un anno dalla creazione dell’ENI voluto da Mattei (1953), il quale perseguirà, prima di essere ucciso, la stessa strategia di avvicinamento alla Persia che Lanza di Trabia aveva avuto appena il tempo di abbozzare; e a distanza di cinque anni dalla scoperta dei giacimenti petroliferi di Cortemaggiore e di Caviaga (1949), scoperta modesta dal punto di vista quantitativo ma di rilevante valore simbolico (ricordate il carosello “Supercortemaggiore, la potente benzina italiana”?), perché contribuì a convincere il mondo politico e l’opinione pubblica italiani del fatto che l’AGIP, allora in liquidazione, meritasse di essere salvata e che l’Italia potesse permettersi il lusso di perseguire una politica energetica autonoma, a dispetto degli interessi e delle pressioni delle major statunitensi (dalla Texaco alle varie Standard Oil, poi trasformatesi in Esso, Mobil e Chevron) e di quelle europee (dall’Anglo-Persian Oil Company, poi British Petroleum, alla Royal Dutch Shell, poi Shell) del petrolio.
Otto anni dopo il “suicidio” del principe siciliano veniva assassinato anche Mattei (1962), il cui aereo esplose in volo mentre rientrava, ma è una solo coincidenza, dalla Sicilia[2]. E tredici anni dopo moriva misteriosamente anche Pier Paolo Pasolini (1975), il cui ultimo libro, rimasto incompiuto, si intitola, ma è sempre una coincidenza, Petrolio.
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[1] Cfr. R. Lanza di Trabia-O. Casagrande, Mi toccherà ballare. L’ultimo principe di Trabia, Feltrinelli, 2014.
[2] Che Mattei sia stato ucciso in un attentato aereo, e non in un incidente, e che probabilmente sia stato ucciso da elementi della mafia siciliana per conto di mandanti rimasti ignoti, non è più un mistero dal 2012, e cioè da quando una sentenza della Corte di Assise di Palermo, pronunciandosi su un altro dei tanti misteri italiani, quello del sequestro e dell’omicidio del giornalista Mauro de Mauro, ha affermato che quest’ultimo è stato ucciso da Cosa Nostra proprio perché si apprestava a divulgare quanto aveva scoperto sulla morte di Mattei.