Montanelli descriveva gli italiani come persone brillanti e creative, soprattutto all’estero, ma con una particolare predisposizione per i lavori “servili”: i migliori camerieri del mondo, diceva.
A ben guardare, però, gli italiani non se la cavano male neanche a ricevere, e a conferire, premi e onorificenze.
Basti pensare all’Università di Roma “La Sapienza” che, confermando una volta di più la sua lungimiranza nel riconoscere e coltivare i veri talenti secondo logiche puramente meritocratiche, ha conferito un dottorato di ricerca honoris causa nientemeno che a Anthony Fauci.
Che non fosse una bella idea qualcuno lo sussurrava da un pezzo. Ora, invece, sono in molti a gridarlo: soprattutto dopo che il Project Veritas ha divulgato documenti militari riservati da cui risulta che il dottor Fauci non solo avrebbe celato di essere a conoscenza del progetto di modificazione genetica del Coronavirus, ma l’avrebbe addirittura finanziato.
Dai documenti in questione risulta che il progetto, sponsorizzato dalla società EcoHealth Alliance, era stato respinto dal Darpa (l’Agenzia statunitense per i progetti avanzati di difesa) perché fondato su una tecnica di manipolazione genetica che aveva formato oggetto di una proposta di moratoria a causa della sua elevata rischiosità. La EcoHealth Alliance, perciò, aveva ritenuto più opportuno traslocare a Wuhan, dove evidentemente nessun progetto è considerati troppo pericoloso, e continuare i suoi esperimenti proprio nel luogo da cui tutto ha avuto inizio nel lontano 2019.
Dagli stessi documenti si ricavano anche le terapie più efficaci contro le patologie causate dal virus Sars-Cov-2, tra cui quelle fondate sull’ivermectina e sull’idrossiclorochina. Ci sarebbe quindi da chiedersi perché, dall’aprile 2020 ad oggi, il Ministero italiano della salute abbia voluto imporre (pardon: raccomandare) ai medici di base, per il tramite delle ormai famigerate circolari sulla “vigile attesa e tachipirina”, l’impiego esclusivo del paracetamolo. Con buona pace di quei medici, molti dei quali ormai sospesi, che sapevano che l’ivermectina – nel frattempo divenuta introvabile in farmacia – poteva salvare molte vite.
Ma torniamo a Fauci. Proprio ora che mezzo mondo punta gli occhi sulle sue omissioni e sulle sue reticenze, proprio ora che sul web imperversa l’hashtag #exposeFauci, l’Università “La Sapienza” lo premia, affermando che la comunità accademica “guarda ad Anthony Fauci come un esempio di eccellenza e dedizione nel campo delle malattie trasmissibili”.
Nel ringraziare la rettrice per il titolo ricevuto, Fauci non fa mancare la solita sviolinata dell’italo-americano che ha lasciato il cuore nella penisola e arriva a elogiare il Bel Paese per avere sviluppato il modello più efficace di contrasto della pandemia. Se poi si riferisse ad un modello concepito per distruggere l’economia di prossimità, annichilire il sistema scolastico, svendere quello sanitario pubblico e, soprattutto, seminare odio e discriminazione allo scopo di spianare la strada al sistema di credito sociale alla cinese, non è dato sapere.
In ogni caso, non è la prima volta che La Sapienza ospita personalità di alto profilo particolarmente distintesi nei rispettivi campi di attività: memorabile resta l’invito rivolto, nel 2014, a Capitan Schettino, affinché spiegasse, nell’ambito di un master di psicopatologia forense, i principi fondamentali della gestione delle emergenze.
Sette mesi dopo Schettino fu condannato a 16 anni di reclusione. Se io fossi in Fauci, comincerei a fare gli scongiuri.