Mentre la Cina si schiera contro i tamponi e la IATA dice “no” alle restrizioni, c’è chi fa pubblici autodafé e – attraverso macchinosi ragionamenti anti-contro-complottisti – si pente mediaticamente di non essersi vaccinato.
Le posizioni di Cina e IATA sono assolutamente lineari e coerenti rispetto al dispositivo di soggiogamento globale: il possibile incremento dei contagi dovuto all’assenza di controlli, infatti, permette di alimentare pseudo-emergenze sanitarie permanenti, che a loro volta giustificano e legittimano nuovi limiti e nuove restrizioni ai diritti e alle libertà fondamentali.
Sia detto per inciso, per occultare la logica di questo dispositivo non c’è niente di meglio che un po’ di sana ipocrisia, come quella espressa dalle varie testate liberal che fino a ieri invocavano la pena di morte per i non vaccinati e oggi accusano blandamente la Cina di restare intrappolata dalle sue “rigidità” nella lotta al Covid.
Del resto, senza andare fino in Cina, questo disegno perverso sembra essere perseguito anche a casa nostra dalle nuove disposizioni introdotte dal Ministro della Salute relativamente alla “quarantena” dei positivi asintomatici, che possono tornare a circolare liberamente, dopo cinque giorni di auto-isolamento, senza necessità di effettuare alcun tampone: il tutto giustificato da un ritrovato “buon senso” e dall’esigenza di alleggerire il meccanismo dei tamponi (che, si sa, valgono quello che valgono).
Giustificazione che, se permettete, può anche far saltare la mosca al naso a uno come me che – da negativo – i tamponi li ha dovuti fare ogni 48 ore per andare a insegnare, e non a divertirsi.
Per quanto riguarda i no vax “pentiti”, invece, nulla da dire: è noto che l’obbedienza è sempre gradita al potere e che il servilismo paga.
Chissà quale sarà il premio in questo caso.