“Qual è quell’erba che fin i ciechi la conoscono?” Così, nel racconto secentesco di Giulio Cesare Croce “Le sottilissime astuzie di Bertoldo”, si rivolse Re Alboino a Bertoldo, contadino rozzo nei modi ma dalla mente acuta.
La risposta che diede Bertoldo quattrocento anni fa è la stessa che daremmo noi oggi alla domanda: qual è la pianta che, nonostante le sue molteplici proprietà utili all’uomo, rischia di essere messa fuori legge? L’ortica.
Ma dai! Possibile che, dopo il papavero da oppio (che cresce spontaneamente nei campi di mezza Italia, ma la cui coltivazione richiede speciali autorizzazioni) e la canapa (criminalizzata fino a ieri e oggi utilizzata anche in bioedilizia, oltre che a scopo ricreativo), il legislatore si preoccupi dell’ortica, le cui proprietà sono ignote ai più?
E quali saranno, poi, queste proprietà? Parecchie, in effetti. A parte l’effetto urticante, per cui la pianta è nota, l’ortica può essere utilizzata tanto in cucina (chi non ha assaggiato almeno una volta la zuppa di ortica?) quanto a scopi industriali (la fibra che se ne ricava pare sia più resistente della canapa), tanto in erboristeria (l’infusione delle sue foglie allevia i sintomi di talune allergie) quanto in agricoltura (le stesse foglie macerate sono un ottimo fertilizzante).
Ed è proprio in quest’ultimo ambito che l’ortica ha attirato l’attenzione del legislatore, nella specie quello francese, che ha vietato la vendita del macerato di ortica a scopi agricoli, recependo – secondo alcuni – le pressioni di una importante multinazionale del settore.
Facendo leva sull’incertezza scientifica relativa ai possibili effetti dell’utilizzo in agricoltura del macerato di ortica, la legislazione francese ha creato un unicum europeo. E, ciò che ci interessa di più, ha spianato la strada all’intervento di quella insaziabile divoratrice di autonomie (fattuali, culturali, identitarie) che è l’Unione Europea.
In che modo? Prendete un pizzico di incertezza scientifica e aggiungete un po’ di disomogeneità normativa tra gli Stati membri ed ecco servito su un piatto d’argento la pietanza più gradita al palato delle istituzioni europee. Che ora, con una bella direttiva o un bel regolamento, potranno estendere il divieto francese a tutti gli altri Stati enfatizzando strumentalmente il principio di precauzione, oltreché la controversa nozione di sicurezza alimentare.
Per carità, io di mestiere non faccio il chimico né il biologo; ma mi riesce difficile credere che il macerato di ortica possa avere sull’ambiente, sui terreni e sui prodotti alimentari che vi si coltivano effetti paragonabili ai (o addirittura peggiori dei) fertilizzanti industriali, tanto da essere vietato.
Mah, sarà. Certo è che quest’Unione europea comincia proprio a farmi prudere le mani, peggio dell’ortica. E infatti, come la pianta, pare che non si debba toccare, altrimenti ci si ustiona.
Articolo pubblicato in collaborazione con il Centro studi InTerrA
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