Una cosa è certa: la gente non ne può delle restrizioni da Covid, a cominciare dal nuovo Green Pass. E quindi, giustamente, scende in piazza a protestare, come accadrà a Roma il 27 luglio prossimo, con la manifestazione organizzata da #ioapro.
Nonostante la pervicace opposizione dei media, che si sbracciano per minimizzare la portata di queste iniziative e per tacciare i partecipanti di negazionismo, complottismo, oscurantismo, antiscientismo, terrapiattismo e chi più ne ha più ne metta, le manifestazioni ci sono e raccolgono sempre più adesioni.
Sarà che forse stanno venendo alla luce tutti i retroscena dell’affaire Covid? A cominciare dal fatto che le multinazionali del farmaco stanno imponendo a 8 miliardi di persone, in forza delle norme adottate dai governi nazionali e dalle organizzazioni internazionali, di assumere un vaccino di cui sono e restano sconosciute efficacia e sicurezza? O che la nuova dittatura sanitaria, verso cui stanno evolvendo le tecnocrazie totalitarie, certamente non si fermerà al vaccino anti-Covid e domani ci imporrà qualcos’altro?
In un Paese dove esiste ancora il diritto alla libertà di espressione, queste due riflessioni (ma ce ne sarebbero altre!) dovrebbero bastare a fare di me un negazionista “motivato”, e cioè una persona che motivatamente, e democraticamente, si oppone a decisioni imposte dall’alto e destinate a incidere sensibilmente sulla sfera delle sue libertà personali (e della sua salute).
Ma poiché sappiamo che le nuove tecnocrazie sanitarie devono privarci, oltreché del diritto alla salute (altrimenti come sopravviverebbero?), del diritto alla libertà di espressione, ecco affacciarsi all’orizzonte del dibattito sul Covid il nuovo reato di “incitamento all’odio”, che domani commetterà, non si sa bene contro chi, chiunque dovesse opporsi motivatamente e democraticamente alle decisioni di cui sopra, imposte dall’alto da governi, organizzazioni e multinazionali.
Chissà se, ritirandoci motivatamente in una capanna nei boschi, ce la faremo a vivere senza vaccino.