Che il “Decreto rilancio” proroghi fino a Natale e oltre i poteri di polizia è in fondo poca cosa rispetto all’introduzione di controlli permanenti sullo stato di salute dei cittadini, realizzati attraverso l’incrocio di dati sensibili e sensibilissimi, come quelli genetici.
La domanda a questo punto è: quando avranno scoperto che uno ha – o ha avuto – il Coronavirus, cosa gli faranno? Perché è evidente che la tracciabilità degli spostamenti mediante “app” e braccialetti elettronici, ampiamente silenziata dai media più collusi nelle scorse settimane, è solo l’inizio.
E il seguito non è difficile da immaginare: una società teleguidata, dove si lavora, si studia, si impara, si mangia, ci si diverte e ci si cura (in altre parole: si vive) esclusivamente mediante il mix tra tecnologia e norme funzionali al primato tecnologico. Dal cibo artificiale e sintetico, o derivato da animali clonati, al corpo bionico, dove carne, metalli e chip si integrano vicendevolmente, tutto sarà tecnologico – e magari obbligatorio.
Non importa se ci saranno stipendi più bassi, povertà più alta, minori garanzie sociali, poca libertà, nessuna autonomia (ammesso che qualcuno sappia ancora distinguere la libertà, che è poter fare in teoria, dall’autonomia, che è saper fare in concreto) e soprattutto tanta, tanta paura diffusa. Paura funzionale, beninteso, al mantenimento del potere nelle mani di chi ce l’ha.
Avremo norme, graziosamente concesse da governi al servizio di organizzazioni internazionali e di stakeholder multinazionali, che imporranno modalità e tempi dei rapporti sociali, limiteranno l’accesso a determinati trattamenti o prestazioni, impediranno di autoprodurre il cibo (non ci credete? andate a vedervi la normativa europea anti-Xylella e quella, pure europea, che vieterà gli orti domestici), selezioneranno modalità di studio e di lavoro e azzereranno pensiero critico e autonomia di giudizio. Tutto ciò, ovviamente, in nome del progresso e della sicurezza (ma di sicuro non la mia).
Che poi, in fondo, era già tutto scritto. Rileggetevi Il mondo nuovo di Huxley, pubblicato nel 1932, o andate a rivedere un film del 1973 (tratto da un romanzo di Harrison del 1966) intitolato “Soylent Green”, distribuito in Italia con il titolo profetico: “2022: i sopravvissuti”, e capirete che, a parte il tollerabile margine di errore di un paio d’anni, ci siamo. Ed è solo l’inizio.
Ne vedremo proprio delle belle.